Perché i mancati sussidi per il carburante fanno incazzare gli agricoltori italiani?

Materia complicata: le regole cambiano di regione in regione. Che il ministro abbia deciso di tagliar corto?


EDITORIALE –
Coldiretti lo definisce “un attacco senza precedenti all’agricoltura più green d’Europa”. Fatto sta che il mancato inserimento dei sussidi per il carburante agricolo nel DL Clima, sta facendo incazzare – e non poco – gli agricoltori italiani.

L’Italia è l’unico Paese al mondo con 5155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg. Ma è anche leader in Europa, con quasi 60 mila aziende agricole biologiche. Un Paese, il nostro, che ha fatto la scelta di vietare la carne agli ormoni e le coltivazioni Ogm, a tutela dei primati nazionali e della biodiversità.

Un patrimonio garantito dal lavoro quotidiano degli agricoltori. Senza i sussidi, secondo quanto afferma Coldiretti, “si rischia di mettere fuori mercato il Made in Italy rispetto ai partner europei e di condannare all’abbandono e al dissesto idrogeologico gran parte del territorio nazionale”.

Da qui le proposte contro al provvedimento proposto dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nell’ambito del Decreto legge Clima. “Il gasolio – spiega Ettore Prandini, presidente Coldiretti – è l’unico carburante utilizzabile al momento per i trattori”.

“Tassarlo non porterebbe alcun beneficio immediato in termini di utilizzo di energie alternative, a favore delle quali dovrebbe invece essere sviluppato un programma di ricerca e di sperimentazione per i mezzi agricoli”.

“L’aumento dei costi del carburante e la revisione della fiscalità sull’attività di allevamento – aggiunge il numero uno della federazione agricoltori – costringerebbero semplicemente molti pescatori, agricoltori e allevatori a chiudere la propria attività, con un devastante impatto ambientale soprattutto nelle aree interne più difficili”.

Sempre secondo Coldiretti, “il risultato sarebbe solo la delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento alimentare con un enorme costo ambientale legato all’aumento dei trasporti inquinanti su gomma dall’estero”.

LA MATERIA È COMPLICATA

La vicenda, tuttavia, è più annosa di quanto sembri. Ogni anno, in italia, sono centinaia le sanzioni comminate dalle autorità competenti alle aziende agricole, in materia di assegnazione del gasolio. Il motivo, spesso, sono dichiarazioni mendaci, al fine di ottenere il carburante agricolo agevolato.

In alcuni casi si tratta di doppie assegnazioni, o di richieste pervenute da parte di soggetti cui non spetta il sussidio. Colpa, spesso, delle linee guida per l’assegnazione del carburante, difformi di regione in regione. Così come difformi risultano i criteri di trasparenza richiesti dalle Regioni agli agricoltori.

Stando alle recenti battaglie di associazioni come Uncai e Confai, in Lombardia i contoterzisti non hanno a disposizione i fascicoli aziendali dei loro clienti, grazie ai quali potrebbero conoscere se un determinato terreno che gli viene chiesto di lavorare sia presente o meno nella documentazione.

Un elemento che impedirebbe alle stesse autorità competenti di verificare lo scorretto utilizzo del carburante agricolo, a differenza di quanto avviene in Regioni come il Veneto. Ma c’è di più, ed è il tema dei mancati introiti delle accise da parte dello Stato, sulle frazioni di gasolio agricolo.

Che il ministro Costa, col DL Clima, abbia scelto di percorrere la via più corta, per consentire ad altri, a cascata, di liberarsi del fardello del riordino della materia e degli annessi controlli sulle irregolarità? Siamo nei tempi della “semplificazione” e va bene. Purché non la si chiami “scelta per l’ambiente”.

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